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Il regno bianco

Anumati la Luna Calante

 

 

“Le tre dee erano tutte vicine, prostrate in deferente atteggiamento verso la Regina di Diaspro, quando sopraggiunse l’ultima dea. Anumati la Benevolente, dea della Luna Calante, fece il suo ingresso avvolta da fiamme fredde. Un pesante vestito scarlatto e arancione, coperto da una fitta pelliccia nelle estremità avvolgeva una figura emaciata. La donna era pallidissima, i suoi capelli scendevano stanchi lungo tutta la veste per perdersi fra le sue pieghe in basso. Sembrava che avesse addosso una coperta, bellissima e fatta di immagini di amanti che continuamente cambiavano. Ciò che strideva con la sua voce dolcissima era però il suo volto, molto magro, e con due buchi neri al posto degli occhi.

Due lingue di fiamme vermiglie danzavano intorno alle maniche della sua veste. Il suo d’altronde era un regno di mezzo, a metà fra la lucente Raka e fra la nera Sinivali.”Benvenuta Luna Calante” disse la Regina di Diaspro. “Bentrovata mia Regina. Possa tu vivere diecimila anni ancora” rispose la Luna Calante “. (tratto da “Il Regno bianco“)

 

Ratri la Notte

 

 

“… la splendida figura della dea della notte fluttuava appena fuori dalla finestra, il suo nudo corpo di colore blu scuro sapeva di vento di campi assolati nel buio notturno, dove danzano non viste da nessuno le lucciole. Le sue gambe erano decorate con sutra a caratteri rossi che invocavano la quiete e l’oblio ristoratore del sonno, il suo velo, lacerato in più punti e nero come l’ossidiana, si scomponeva intorno alle sue nere forme, illuminate qua e là dal lucore di lucciole che sempre accompagnano la Signora della Notte. I suoi occhi avevano il colore del cielo stellato, il cielo che guarda la Terra da millenni senza mai cambiare e le decorazioni rosse intorno al suo sguardo sembravano comete che solcavano la volta celeste nelle notti primordiali. “. (tratto da “Il Regno bianco“)

Il Nono Nakshastra (immagine votiva)

 

 

“La serpe si era mutata in un bambino con gli arti superiori mostruosamente sproporzionati, terminanti in acuminate dita dipinte, mentre un corno di carne fuoriusciva dalla sua fronte. Una pelle di tigre cingeva i suoi fianchi e un mantra sacro chiudeva la sua bocca. Costui era il Nono Nakshastra, Ashlesha, l’asterismo guidato dal pianeta Mercurio che trae la sua forza da un gruppo di stelle comprese fra la costellazione del Cancro e quella del Leone”. (tratto da “Il Regno bianco“)

 

Il Quattordicesimo Nakshastra (immagine votiva)

 

 

“… La perla d’ombra si mutò invece in una tigre bianca dal volto umano incastonato e rovesciato nel collo del felino. Sotto al labbro inferiore partiva una decorazione che continuava poi sulla schiena dell’animale. Questa era il Nakshastra Chitra, governata dal violento pianeta Marte, guidata dal gruppo di stelle appartenenti alle costellazioni della Vergine e della Bilancia e custode della quattordicesima casa lunare”. (tratto da “Il Regno bianco“).

 

La città bianca

 

 

“L’immagine infatti raffigurava un profilo di una città bianca, sullo sfondo di un cielo apocalittico dove le galassie collassavano su se stesse. La Torre della Luna d’Autunno svettava imponente sopra tutto il Palazzo del Grande Freddo e dominava la bianca capitale che si raccoglieva ai suoi piedi. Non un suono proveniente dal basso rompeva la quiete siderale, non un rumore o un battito d’ali osava, con il suo ronzio, rovinare il silenzio dei millenni”. (tratto da “Il Regno bianco“)

 

Il cratere Karakàl (studio di fondale)

 

 

“Il sentiero si fece più marcato e il paesaggio mozzafiato. La volta celeste copriva un panorama bianco, crivellato di crateri immensi e colossali che proiettavano ombre nette sul terreno. Sopra tutti la vetta inaccessibile del Karakàl si stagliava imponente e divina. Se mai fosse esistito un luogo creato da mano immortale quello era il quadrante della dea Sinivali, il quadrante dove il respiro divino si avvertiva fra le lande desolate e battute dai venti siderali. Una terra impervia, dove il cielo pesa come scura minaccia sopra le fragili vite degli uomini.” (tratto da “Il Regno Bianco“)

 

Shackar (studio del personaggio)

 

 

“Da ora in poi ti chiamerò Shackar, che significa Alba, e tuo fratello Shalim, che significa Crepuscolo. Ora venite con me, vi condurrò al Villaggio del Drago del Fiume Limaccioso, dove sono nata e cresciuta”. I gemelli sorrisero amaramente ai nomi dati dalla bambina, senza però spiegarsene il motivo.” (tratto da “Il Regno Bianco“)

 

Kali (studio del personaggio)

 

 

“La bambina poteva avere al massimo 10 anni, se non di meno. Aveva il visino sporco di polvere e un rozzo vestito di lana grezzo di colore bianco. Una gonna lacerata in più punti (…) rivelava le trame del volo dei serafini. Ciò che colpì fortemente la ragazza fu invece la capigliatura folta di color argento che ricadeva selvaggiamente sulle spalle, a malapena trattenuta da due coppie di campanelli e gli occhi dello stesso colore dei capelli, argentei e chiari come le notti di plenilunio. “Il mio nome è Kali, tu chi sei?”, chiese la bimba con fare diretto e regale.” (tratto da “Il Regno Bianco“)

 

Shalim (studio del personaggio)

 

 

“Da ora in poi ti chiamerò Shackar, che significa Alba, e tuo fratello Shalim, che significa Crepuscolo. Ora venite con me, vi condurrò al Villaggio del Drago del Fiume Limaccioso, dove sono nata e cresciuta”. I gemelli sorrisero amaramente ai nomi dati dalla bambina, senza però spiegarsene il motivo.” (tratto da “Il Regno Bianco“)